Ricciolidoro
era una bambina fortunata, perché viveva in una stazione
ferroviaria.
Ricciolidoro con Papà Capotreno e Mamma Crostata. Disegno di Elena, III D. |
Il disegno di Francesca (III D).
I nostri lapbook:
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I
suoi migliori amici erano una papera, un micino, un ragno con sette
zampe e i pesciolini rossi che vivevano nella fontana che Papà
Capotreno aveva costruito per lei, con le sue mani.
In
quella stazioncina tutto era scintillante e funzionava a meraviglia,
tanto che molti passeggeri non volevano poi salire sul treno che
dovevano prendere: volevano rimanere lì a giocare a carte con Papà
Capotreno, a ridere con Ricciolidoro e a mangiare i dolci profumati
di cannella e vaniglia, che Mamma Crostata offriva a tutti i
passeggeri.
Mamma
Crostata era arrivata in quella stazioncina un lunedì, ma non come
pasticcera, perché invece faceva la maestra. Inutile dire che quando
vide Papà Capotreno capì subito che lui con i treni ci parlava. Li
capiva da come sbuffavano… Sapeva chi arrivava assonnato, chi
infreddolito, chi aveva fretta di ripartire e chi invece non voleva
riprendere il viaggio. Non se ne andò più neanche Mamma Crostata,
che si innamorò perdutamente di Papà Capotreno e rimase lì da quel
lunedì. E così nacque Ricciolidoro, la bambina che non smetteva mai
di ridere.
Ma
Ricciolidoro non sapeva solo ridere: sapeva parlare con tutti gli
animali. Certo la sua preferita era la papera che lei aveva chiamato
Rossella. Si divertiva a camminare come lei e a starnazzare come lei,
ma sapeva anche pigolare come i pulcini, gorgogliare come i tacchini,
chicchiriare come i galli, paupulare come i pavoni, zigare come i
conigli, crocchiare come le galline e potpottare come i furetti.
Insomma
Ricciolidoro cresceva felice e diventò ancora più felice quando
arrivò il suo primo Natale e Papà Capotreno piantò un albero nella
stazioncina. Tutti gli uccelli si posavano sui suoi rami, il micino
Lumicino si divertiva a salire e scendere dal suo tronco e i
passeggeri amavano riposare alla sua ombra. La Papera Rossella fece
anche di più: gli fece un uovo enorme e glielo diede, così le sue
radici crebbero forti, tutti i frutti divennero maturi, e i rami si
allargarono come braccia spalancate su tutta la stazioncina!
Adesso
quell’albero è alto come un palazzo di sette piani e tutti a
Sant’Agapito lo chiamano Il Gigante Settepiani.
Questa
storia è quasi vera ed è ispirata ad una papera.
Ringrazio
l’amica Rossella per avermela raccontata.