L’Automa
Cavaliere è
un progetto ideato intorno al 1495,
probabilmente a seguito degli studi di anatomia del grande inventore Leonardo da Vinci.
Si suppone che Leonardo abbia presentato il suo cavaliere meccanico
durante una festa alla corte di Ludovico Sforza, forse in occasione
delle nozze della nipote. Tuttavia non esistono prove certe della
effettiva realizzazione del robot.
Si
tratta di un soldato rivestito da un’armatura medioevale, capace di
alcuni movimenti
simili a
quelli degli esseri
umani come
alzarsi in piedi o muovere le braccia e la testa. I movimenti sono
azionati da una serie di cavi e pulegge. La macchina si compone di
due diversi meccanismi che controllano, in maniera indipendente, uno
la parte superiore del corpo e l’altro quella inferiore.
La
metà superiore del cavaliere robotico è messa in movimento da un
sistema che controlla il movimento delle spalle, delle mani, dei
gomiti e dei polsi; la metà inferiore ha meccanismi che consentono
il movimento di anche, gambe, ginocchia e caviglie.
Un
primo modello dell’Automa Cavaliere fu realizzato nel 1996 da Mark
Elling Rosheim, un esperto di robotica statunitense, che prese
ispirazione dai progetti di Leonardo per realizzare in seguito i
robot sviluppati per la NASA. Oggi, molte repliche dell’Automa
Cavaliere sono esposte in numerosi musei di tutto il mondo.
In questi giorni è possibile ammirare uno dei prototipi ad Accadia (provincia di Foggia)..
Solo
nel 1950,
grazie agli studi condotti da Carlo Pedretti, uno dei massimi esperti
delle opere di Leonardo, si comprese che alcuni disegni, contenuti
nel Codice Atlantico ed in altri taccuini sparsi, potevano
rappresentare un robot. A seguito di questa intuizione, seguendo
fedelmente i disegni, è stato costruito un automa
perfettamente funzionante.
La realizzazione non è stata facile, perché ogni parte del robot
era disegnata in un singolo foglio, senza spiegazioni su come
collegarle tra loro, e talvolta insieme a disegni di altri progetti,
che hanno molto confuso le idee degli studiosi.
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