sabato 13 aprile 2019

La leggenda del centesimo uovo.


(scritta dai bambini della IIID)
C'era una volta una giovane gallinella dal nome Peppinella, che si era innamorata di un bellissimo piccione.
Il piccione Gastone tubava per Peppinella tutto il giorno, ma Papà Gallo e Mamma Gallina non vedevano la cosa di buon occhio: il loro amore era impossibile, perché tutti pensavano che fossero troppo diversi.
La povera Peppinella alla fine fu costretta a sposare un gallo che non amava solo perché “era della sua stessa razza”.
Da allora ogni centesimo uovo del Regno delle Galline è piccolo come l'uovo di un piccione.




Il disegno di Francesca.

Il disegno di Elena.


lunedì 8 aprile 2019

Il primo robot della storia.



L’Automa Cavaliere è un progetto ideato intorno al 1495, probabilmente a seguito degli studi di anatomia del grande inventore Leonardo da Vinci. 

Si suppone che Leonardo abbia presentato il suo cavaliere meccanico durante una festa alla corte di Ludovico Sforza, forse in occasione delle nozze della nipote. Tuttavia non esistono prove certe della effettiva realizzazione del robot.


Si tratta di un soldato rivestito da un’armatura medioevale, capace di alcuni movimenti simili a quelli degli esseri umani come alzarsi in piedi o muovere le braccia e la testa. I movimenti sono azionati da una serie di cavi e pulegge. La macchina si compone di due diversi meccanismi che controllano, in maniera indipendente, uno la parte superiore del corpo e l’altro quella inferiore.

La metà superiore del cavaliere robotico è messa in movimento da un sistema che controlla il movimento delle spalle, delle mani, dei gomiti e dei polsi; la metà inferiore ha meccanismi che consentono il movimento di anche, gambe, ginocchia e caviglie.

Un primo modello dell’Automa Cavaliere fu realizzato nel 1996 da Mark Elling Rosheim, un esperto di robotica statunitense, che prese ispirazione dai progetti di Leonardo per realizzare in seguito i robot sviluppati per la NASA. Oggi, molte repliche dell’Automa Cavaliere sono esposte in numerosi musei di tutto il mondo. In questi giorni è possibile ammirare uno dei prototipi ad Accadia (provincia di Foggia)..

Solo nel 1950, grazie agli studi condotti da Carlo Pedretti, uno dei massimi esperti delle opere di Leonardo, si comprese che alcuni disegni, contenuti nel Codice Atlantico ed in altri taccuini sparsi, potevano rappresentare un robot. A seguito di questa intuizione, seguendo fedelmente i disegni, è stato costruito un automa perfettamente funzionante. La realizzazione non è stata facile, perché ogni parte del robot era disegnata in un singolo foglio, senza spiegazioni su come collegarle tra loro, e talvolta insieme a disegni di altri progetti, che hanno molto confuso le idee degli studiosi.

Il maestro dei robots.

(di Ragno Anna Maria)

Lo svizzero Pierre Jaquet Droz (1721-1790), ha dato vita ad automi e orologi musicali, che hanno incantato le corti d'Europa e prtato la sua fama addirittura in Cina.


Fra le sue macchine “impossibili”,vi è una specie di bambolotto alto 70 cm, chiamato “lo Scrivano”. Creato nel 1768, raffigura un ragazzino seduto su uno sgabello che scrive con una piuma d’oca su un tavolo di mogano.

Esso è in grado di scrivere correttamente dei testi a mano libera su un foglio, composti da un massimo di 40 caratteri. I testi sono programmabili a piacere dall’utente e la “macchina” li scrive seguendo i movimenti della penna con gli occhi.

Tale opera non è stata l’unica creazione di questo genio della meccanica. Al fine di divertire i nobili dell’epoca, egli costruì anche un automa in grado di dipingere e uno di suonare il piano.

Ma “lo Scrivano” possiede senza dubbio il meccanismo più complesso tra quelli degli androidi costruiti dall’inventore svizzero. Questo perché è programmabile, – caratteristica eccezionale – e scrive qualsiasi tipo di testo di 40 caratteri su tre righe.

Con la mano destra bagna la piuma in un calamaio, accompagnando il gesto con un movimento degli occhi e della testa; scrolla il pennino e riempie un foglio di carta che si sposta.

Ancora funzionante, l’automa che scrive si trova al Musèe d’Art et d’Histoire di Neuchatel in Svizzera. Deve essere un vero e proprio spettacolo vederlo all’opera, insieme ai suoi due “colleghi”, che lo affiancano nell’esposizione.

Questo prodigio della tecnologia, che ha ormai 247 anni, è composto e messo insieme da più di 6.000 precisissimi pezzi meccanici.

Davvero un’opera notevole per quel tempo, che è valsa, insieme alle altre, Pierre Jaquet Droz il titolo di “Maestro dei Robots”.