Lo svizzero Pierre Jaquet Droz (1721-1790), ha dato vita ad automi e orologi musicali, che hanno incantato le corti d'Europa e prtato la sua fama addirittura in Cina.
Fra le sue macchine
“impossibili”,vi è una specie di bambolotto alto 70 cm, chiamato
“lo Scrivano”. Creato nel 1768, raffigura un ragazzino seduto su
uno sgabello che scrive con una piuma d’oca su un tavolo di mogano.
Esso è in grado di scrivere correttamente dei testi a mano libera su un foglio, composti da un massimo di 40 caratteri. I testi sono programmabili a piacere dall’utente e la “macchina” li scrive seguendo i movimenti della penna con gli occhi.
Tale opera non è stata l’unica creazione di questo genio della meccanica. Al fine di divertire i nobili dell’epoca, egli costruì anche un automa in grado di dipingere e uno di suonare il piano.
Ma “lo Scrivano” possiede senza dubbio il meccanismo più complesso tra quelli degli androidi costruiti dall’inventore svizzero. Questo perché è programmabile, – caratteristica eccezionale – e scrive qualsiasi tipo di testo di 40 caratteri su tre righe.
Con la mano destra bagna la piuma in un calamaio, accompagnando il gesto con un movimento degli occhi e della testa; scrolla il pennino e riempie un foglio di carta che si sposta.
Ancora funzionante, l’automa che scrive si trova al Musèe d’Art et d’Histoire di Neuchatel in Svizzera. Deve essere un vero e proprio spettacolo vederlo all’opera, insieme ai suoi due “colleghi”, che lo affiancano nell’esposizione.
Questo prodigio della tecnologia, che ha ormai 247 anni, è composto e messo insieme da più di 6.000 precisissimi pezzi meccanici.
Davvero un’opera notevole per quel tempo, che è valsa, insieme alle altre, Pierre Jaquet Droz il titolo di “Maestro dei Robots”.
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